L'ACQUARIO MARINO

 

PESCI E INVERTEBRATI

 


 

Con che cosa posso nutrire i miei invertebrati?

 

Occorre innanzi tutto capire di che animale stiamo parlando, per cui è bene documentarsi il più possibile. "Invertebrato" è infatti un termine che comprende granchi, coralli duri, coralli molli, stelle marine, seppie, cozze, anemoni, e molti altri organismi estremamente diversi tra loro. E' bene quindi distinguere e classificare bene gli animali che alleviamo.
Limitandoci ai coralli, duri e molli, che normalmente sono presenti in commercio, occorre distinguere se sono animali ermatipici o anermatipici. Ermatipici significa che vivono in simbiosi con le zooxantelle, microscopiche alghe unicellulari. I coralli ermatipici traggono la loro maggior fonte di sostentamento dalla simbiosi con le alghe zooxantelle. Queste ultime necessitano di luce per sopravvivere e prosperare. Per cui si può concludere che i coralli ermatipici... si nutrono di luce. Una forte illuminazione è la migliore "alimentazione" che possiamo fornire loro. Inutile tentare di usare cibi liquidi che sono molto inquinanti, ma inutili per questi animali.
I coralli anermatipici invece sono quelli che non dispongono di zooxantelle e che quindi vanno "attivamente" nutriti. Per essi è bene documentarsi molto bene e ricordare che in genere si tratta di ospiti di difficile allevamento.

 


 

Come faccio a liberarmi dall'Aiptasia nel mio acquario marino?

 

Gli anemoni del genere Aiptasia, detti anche anemoni di vetro sono dei piccoli animali con un diametro del disco orale che arriva al paio di centimetri e con una corona di tentacoli che arrivano a 3-4 cm. Lo stelo invece raggiunge anch'esso i 3-4 cm. L'Aiptasia è un anemone fortemente urticante che potenzialmente può danneggiare gli altri ospiti dell'acquario per semplice contatto. A contribuire a questo pericolo c'è l'enorme velocità di proliferazione di questo animale che si riproduce continuamente per lacerazione pedale arrivando a soffocare altri animali e a ricoprire intere porzioni dell'acquario.
Ci sono metodi di controllo chimico e metodi naturali, qualcuno usa anche un metodo "elettrico". Non tutti hanno la stessa efficacia ed esistono pro e contro per ciascun metodo. Un metodo da NON usare assolutamente è la rimozione meccanica: anche un piccolo resto di tessuto dell'animale può permettere la rigenerazione dell'intero individuo e quindi otterremmo un effetto contrario a quello desiderato.

 

Metodi di controllo chimico:

 

  • iniezione di una soluzione satura di calcio idrossido. Con siringa ed ago si inietta nel corpo dell'animale una piccola quantità (poche gocce) di una soluzione satura di acqua dolce e idrossido di calcio. Il metodo ha poche controindicazioni perchè le piccole quantità di calcio idrossido che si perdono nella vasca non sono dannose, anzi addirittura desiderabili, ma purtroppo è un metodo poco efficace che spesso si rivela adatto solo a controllare gli individui più grandi, ma non quelli più piccoli.

  • iniezione di una soluzione al 5% di acido cloridrico. Analogo al metodo precedente nell'esecuzione, ma molto più pericoloso in quanto anche piccole quantità di HCl (acido cloridrico) possono abbassare il pH dell'acquario e mettere in pericolo gli ospiti. Per questo è consigliabile usare quantità molto ridotte, trattare solo 4-5 Aiptasia alla volta e poi ricontrollare pH e alcalinità dell'acqua. Ciononostante è un metodo efficace, soprattutto con gli esemplari sufficientemente raggiungibili con l'ago.

  • iniezione di acqua bollente: analogo ai precedenti, sicuramente innocuo ma anche il meno efficace.

 

Metodi di controllo naturale:

 

  • Introduzione di gemberetti denominati "Peppermint shrimp" (Lysmata wurdemanni). Una foto è visibile all'indirizzo: http://www.reefcorner.com/SpecimenSheets/peppermint_shrimp.htm Questo gamberetto non va assolutamente confuso con il "camel shrimp" (Rhynchocinetes uritai) ( http://www.ffexpress.com/inverts/shrimp/camel.jpg ) che invece è un predatore di antozoi a altri invertebrati sessili. Una coppia di L.wurdemanni è in grado di disinfestare un acquario di 500 litri in un paio di settimane senza danno ad alcun altro animale. Terminato il lavoro con le Aiptasia inizieranno ad accettare cibo dall'acquariofilo. A tutt'oggi sono il miglior metodo di controllo dell'Aiptasia, ma questi gamberetti caraibici sono purtroppo molto raramente importati e risultano quasi (ma non del tutto) introvabili in Italia.

  • Berghia verrucicornis: è un nudibranco che si nutre di Aiptasia ma lascia apparentemente in pace altri invertebrati. Purtroppo non risulta essere importata in Italia.

  • Pesci quali Chaetodon kleinii e Chelmon rostratus: si sono rivelati efficaci, il primo in particolare, ma una volta sterminata l'Aiptasia si possono dedicare ad altri invertebrati presenti nella vasca soprattutto zoantidi, spirografi, anemoni.

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Metodo "elettrico":

 

  • Basta munirsi di una pila da 9 Volts e 2 fili elettrici. Si avvicinano i due fili all'Aiptasia e, solo a quel punto, si collegano alla batteria. Basta toccare per alcuni secondi il positivo sull'Aiptasia, vedrete che si ritira e rilascia una specie di muco...nessun problema, e' fritta :-) Non ci sarà più traccia e nessuna scissione.
    ATTENZIONE In alcuni casi questo sistema puo' dare noia agli invertebrati. E' consigliabile usare un filo che abbia il rivestimento in gomma e che sia sbucciato solo per un centimetro. Eliminare una Aiptasia per volta lasciando il filo in acqua solo il tempo necessario all'operazione e controllare che gli ospiti della vasca non abbiamo reazioni anomale. Se notate qualcosa di strano sospendete l'operazione.

 


 

Qualcuno potrebbe darmi consigli su come si taglia un Sarcophyton (quello con il "piede")per riprodurlo in vasca?

 

Un sistema efficace è il taglio netto in orizzontale effettuato, se vogliamo mantenere l'analogia con i funghi, alla base della cappella cioè alla cima del gambo.
La cappella la fissi ad una roccia pulita, molto meglio se una roccia viva, anche usando ago e filo per tenerlo fermo inizialmente. Il gambo ovviamente resta dov'è. In questo modo ottieni due esemplari simili e soprattutto simmetrici, mentre il taglio di un "lobo" produce storture che è difficile correggere.
Se a qualcuno sembra rischioso sappia che per vedere nuovi tentacoli dal gambo non passerà che una settimana, massimo 10 giorni; il tasso di ricrescita è veramente alto.

 


 

Chi mi sa dire quali sono gli organismi presenti nel nostro mediterraneo che sono compatibili con la salinità del marino tropicale?

 

Il problema non è solo la salinità ma anche la temperatura. Sicuramente adattabili sono i pomodori di mare (actinia aequina), l'Anemonia sulcata, i Cerianthus ed i gamberetti Paelemon oltre ai piccoli paguri Cilibarnus ed i granchi di pozza. Credo che anche molti pesci (labridi, gobidi, blennidi, sparidi, serranidi) sarebbero compatibili, soprattutto in vasche di invertebrati che non superano i 25-25 ºC. Particolarmente consigliabili per i loro colori vivaci sarebbero Coris julis (donzella), Xyrrichtis novacula (pesce pettine) e Thalassoma pavo (donzella pavonina). Per chi abita in Sicilia, c'è la possibilità di catturare i meravigliosi pesci pappagallo (Eurscarus cretensis) o pesci balestra (Balistoides carolinensis) che però sono assolutamente incompatibili con quasi tutti gli invertebrati. Eviterei invece i pesci di profondità (Anthias anthias, Macroramphodus scolopax -pesce trombetta-, etc...) ed i cavallucci.

 


 

La funzione biologica dell'invertebrato nell'acquario marino, a grandi linee, è simile a quella delle piante nel dolce?

 

No, in generale se parliamo di coralli simbionti, molli o duri, abbiamo a che fare con organismi che producono molto muco e inquinano. Tuttavia, grazie alla simbiosi con microscopiche alghe unicellulari presenti nei loro tessuti (le zooxantelle), parte di queste sostanze "di rifiuto" vengono utilizzate dalle alghe e non se ne escono nell'acqua circostante. Per di più, con livelli di illuminazione via via più elevati, l'utilizzo da parte delle aghe può essere cosí massiccio che l'invertebrato diventa nel complesso proprio come una "pianta" e assorbe più nutrienti dall'ambiente di quanti ne produca.
In modo grossolano, possiamo dire che è l'illuminazione a giocare il ruolo di "acceleratore" del processo: di notte i coralli "sporcano", di giorno "puliscono"; in natura il bilancio di 24 ore è positivo, ma basta un giorno nuvoloso e torna negativo. In acquario se non hai una luce a livelli naturali considera pure che i coralli "inquinano" e il problema di nitrati e fosfati deve essere risolto diversamente. Se hai molta luce, come lampadine da 400W è facile che anche con pochissime rocce vive tu abbia nitrati e fosfati non misurabili e per di più sei "costretto" (che sfiga!) a tenere molti pesci e nutrire molto per "sporcare" l'acqua.

 


 

Ho inserito una goniopora, che da mesi faceva bella figura nell'acquario del mio negoziante. Ora, al quarto giorno dall'inserimento non è ancora mai stata del tutto aperta, devo preoccuparmi?

 

Il problema è circoscritto ad alcune specie, in particolare Goniopora stokesi che purtroppo è la più comune. Se è una stokesi ci sono pochi dubbi: la vita media in acquario va da 6 mesi a 2 anni e le teorie su questa morte precoce sono varie, dalla mancanza di elementi utili a detossificare i radicali prodotti dalla fotosintesi eccessiva (Fe e Mn secondo Sprung) alla morte per fame (secondo alcuni studi condotti in Australia è molto più credibile). Nella cavità gastrovascolare di esemplari di G. stokesi si sono trovate forti quantità di fitoplancton e di batterioplancton; il primo è praticamente assente in acquario, il secondo probabilmente no, ma la combinazione dei due non sembra sufficiente nella maggior parte dei nostri acquari. Gli unici riscontri di crescita di G. stokesi si sono avuti in sistemi con filtri ad alghe (Algal Turf Scrubbers), probabilmente per la forte popolazione planctonica tipica di queste vasche. C'è ancora molto da scoprire.
Se invece non è la G.stokesi ci sono ottimi esempi di riproduzione asessuata in acquario e un buon tasso di crescita, quindi non è il caso di evitare tutte le specie del genere Goniopora.
Unica osservazione: sarebbe bene EVITARE di acquistare la stokesi perché anche se localmente ci sono vaste popolazioni di stokesi in natura la pressione esercitata dalla raccolta è veramente notevole, anche perché poi è un corallo che costa poco in negozio. Ci sono centinaia di coralli di gran lunga più robusti, che crescono molto e permettono di fare talee, molti coralli sono di allevamento e danno lavoro alle popolazioni locali senza incidere sulle barriere; per questo mi sembra scellerato continuare a "commerciare" proprio le specie impossibili. Qui è inutile dare colpe ai negozianti, sono gli acquariofili che devono capire che non si comprano crinoidi, non si compra la Goniopora stokesi, non si comprano pesci come il Pigoplites diachantus.